Chapitre 5Integrazioni, aggiunte e correzioni del copista o di altre mani5.1 Come trattare le varie mani e i vari interventi subitida un testimoneLa filosofia di questa sezione del manuale si riassume in quest'idea: trattare le varie mani, aggiunte, ecc. presenti in un testimone come se fossero altrettanti testimoni diversi. Ciò permette di utilizzare la struttura di \VV definita nel capitolo precedente (4), con un minimo di adattamenti, e di ottenere risultati ragionevolmente soddisfacenti. Il primo passo per poter procedere in questa direzione consiste nel distinguere all'interno di ogni singolo testimone i vari livelli di intervento che esso ha subito, specificando i risultati dell'analisi in un opportuno conspectus siglorum15. Per fare un esempio, supponiamo di avere a che fare con un testimone (A) che contiene un testo autografo, che ha subíto rimaneggiamenti da parte di un'altra mano non meglio nota, e ulteriori rimaneggiamenti autografi di Maurolico. In tal caso il conspectus siglorum risulterebbe il seguente:
Piú precisamente, dato il testimone denotato dal siglum A, intenderemo con ``copista'' la mano (eventualmente quella di Maurolico stesso) che l'ha steso. Con ``correttore/i'', intenderemo la/e mano/i che hanno provveduto ad effettuare modifiche ad A (ivi compreso Maurolico, di nuovo). E, in generale, indicheremo con i sigla:
Naturalmente lo stesso varrà anche per le sigle relative a B: B1, Bm, B2 ecc. Per introdurre nelle macro questi sigla modificati per dar conto delle varie mani, basterà battere A1, Am, A2, A3, ecc. e penserà poi il Mauro-TEX a sistemare i numeri in esponente. Per maggiori dettagli riguardo al modo di inserire i sigla e per le convenzioni adottate in questa edizione rinviamo al capitolo 10, in cui viene presentato anche il conspectus siglorum generale dell'edizione. Qui ci limitiamo a segnalare un punto relativo a come trattare le correzioni e le aggiunte del copista, che esso coincida o meno con Maurolico stesso. L'uso di A1 va effettuato con una certa parsimonia. Come si vedrà fra breve, una serie di macro permettono di dar conto di aggiunte interlineari, aggiunte in margine, correzioni ecc., senza ricorrere al siglum A1. Non avrebbe molto senso dire in apparato che la tale o altra lezione è stata aggiunta nell'interlinea o nel margine di A e che tale aggiunta l'ha fatta A1: chi diavolo dovrebbe averla fatta, sennò, visto che il significato di A1 è quello di indicare gli interventi del copista di A che corregge sé stesso? Per contro tornerà molto comodo usare il siglum A1 in tutti quei casi in cui si ha un contrasto fra una primitiva lezione ed una successiva: se il copista si corregge, cambiando ad esempio ``23 maii'' in ``22 aprilis'' si potrà dire in apparato: ``22 aprilis A1 23 maii A''. Nel corso di questo capitolo si troveranno abbondanti esempi di utilizzo del siglum A e del siglum A1 che speriamo possano rendere chiara la situazione. Sarà però bene (soprattutto ai fini di studi successivi) fare in modo che l'informazione a proposito degli interventi del copista sia codificata in modo uniforme. Pertanto gli interventi del copista, di qualunque tipo essi siano, verranno ``marcati'' aggiungendo un + subito dopo il siglum del testimone: A+. Tale + non verrà interpretato ai fini della costruzione del TC e dell'apparato, ma lo potrà essere nel caso si vogliano studiare gli interventi del copista stesso, confrontarli con quelli di altre mani, ecc. Tuttavia quando si utilizzi il siglum A1, non sarà necessario scrivere A1+, ma potrà bastare, ai fini del mark-up del testo scrivere solo A1. L'Mauro-TEX tuttavia non segnalerà errore nel caso si aggiunga il + ad A1. Stabilito questo sistema di sigle, passiamo a vedere come si potrà dar conto dei vari interventi subiti dalla tradizione, utilizzando la macro \VV. Avvertiamo prima però che, come criterio generale, sarà opportuno non separare in apparato le varie mani di un testimone (reale), ma raggrupparle per testimone (tutti gli interventi delle varie mani di A insieme, non prima A2, poi B, poi C, poi Am e infine C3).
15 Forniamo nel capitolo 10
i sigla che si è convenuto di utilizzare per i
manoscritti e gli stampati che porteranno alla costituzione
dell'edizione complessiva delle opere mauroliciane.
L'editore dovrà comunque illustrare in un opportuno conspectus quelli che utilizzerà per la sua particolare
edizione critica.
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