4.7 Varianti attestate della tradizione indirettaPuò accadere che di un'opera di Maurolico si abbia anche una tradizione indiretta, e cioè che uno o piú brani siano citati in un'altra opera da Maurolico stesso o da un autore contemporaneo o di poco successivo (vedi ``Premessa'', § 2). È il caso di alcuni passi dei Photismi che, prima della loro pubblicazione, erano già citati in una lettera del gesuita G.G. Staserio a Clavio. Tale lettera di Staserio è allora a tutti gli effetti, sia pure limitatamente a quei passi, un testimone indiretto dei Photismi e l'editore dovrà tener conto di eventuali varianti testuali da lui attestate, che potrebbero risalire a un manoscritto perduto. All'occasione perciò il testimone indiretto sarà trattato come gli altri testimoni: al solito, nel campo di \VV prescelto, la sua lezione occuperà l'ultimo sottocampo e il primo sottocampo sarà occupato dall'indicazione del testimone, che qui non sarà però costituito da una sigla, ma dal nome dell'autore che cita il passo o dal titolo dell'opera in cui si trova la citazione. L'editore, ovviamente, provvederà a spiegare nell'introduzione la situazione in dettaglio. Ad esempio: siano A e B i testimoni di un'opera mauroliciana citata occasionalmente anche da Clavio:
L'editore segue Clavio e scrive:
cioè, in Mauro-TEX:
Naturalmente si potrebbe rifiutare il testo offerto da Clavio e scrivere:
Se poi Clavio avesse omesso le parole ``et secundus'', si sarebbe scritto:
Clavius viene dunque trattato a tutti gli effetti come se fosse il siglum di un testimone e tutte le situazioni descritte in questo capitolo e nei prossimi si applicano anche al caso della tradizione indiretta.
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