<  o  >

4.5  La struttura segreta di \VV

Nell'ultimo esempio occorre notare molto attentamente un'altra particolarità. Nel primo campo troviamo A:, seguito da \DES{}:, seguito da \LACm. Si tratta di un esempio di una regola generale relativa alla sintassi della macro \VV. Ogni campo di \VV possiede infatti una sua strutturazione interna in tre sottocampi separati da `:' e la sintassi è:

{sigla:eventuali informazioni:lezione}

ovvero il primo dei tre sottocampi è riservato alle sigle che contraddistinguono i testimoni o a una * nel caso che le sigle non si debbano o non si vogliano indicare; il secondo a informazioni ``speciali'' da gestire con opportune macro (in questo caso a indicare l'esistenza di una lacuna nel testimone A, grazie alla macro \DES{}); il terzo alla lezione di TC o del testimone. In un caso come questo, dato che non vi è testo in nessuno dei testimoni, la lezione è una sorta di ``pseudolezione'': la macro \LACm che provvede a gestire l'inserimento degli asterischi nel modo appena descritto.

Si noti che \LACm non è l'unico caso di pseudolezione che conosciamo. Anche \OM, \OMLAC, e \NL giocano un ruolo simile e la differenza di nome è dovuta al fatto che servono a descrivere e a codificare situazioni diverse. Occorre anche notare che una macro si trova o meno nel secondo o nel terzo sottocampo (cioè in quello destinato alle informazioni aggiuntive o in quello destinato alle lezioni) a seconda della presenza o meno dei `:'. Il secondo sottocampo, essendo riservato ad informazioni speciali, è infatti ``opzionale''; ciò che invece non è opzionale sono i `:' che separano un sottocampo dall'altro, e che devono venir sempre scritti esplicitamente, anche quando il terzo campo è vuoto. Nell'esempio precedente, infatti, nel primo campo tutti e tre i sottocampi erano occupati, ma nei due seguenti no:

    {A:\DES{duo versus legi nequeunt in}:\LACm}
    {D:\DES{spatium duorum versuum rel.}:}
    {C:\DES{spatium aliquot verborum rel.}:}

Vedremo molti esempi di terzo sottocampo vuoto nei prossimi capitoli, in cui questa struttura ``segreta'' di \VV verrà sfruttata fino in fondo14.

Si noti che il primo campo non può mai essere vuoto, perché deve contenere necessariamente o la sigla di un testimone o l'asterisco *; il secondo può esserlo; e anche il terzo. Ciò dovrebbe far capire perché diciamo che \OM si trova nel terzo sottocampo: si scrive infatti

\VV{
   {A:lezione}
   {B:\OM}
   }

e \OM non è seguita dai `:'. Ciò, sintatticamente, significa che si trova nel terzo sottocampo e che il secondo (che è opzionale, come abbiamo detto), non è stato utilizzato. Ciò dipende dal fatto che, come già detto, \OM, \OMLAC, \NL e \LACm rapppresentano una sorta di lezione in absentia, e non di informazione aggiuntiva o speciale.


14  Questa struttura interna di \VV dovrebbe anche chiarire perché, nel caso la lezione contenga il segno di interpunzione `:' deve essere posta fra {} come abbiamo spiegato nel § 4.2.1. Ponendo la lezione che contiene i `:' fra parentesi graffe, si evita al Mauro-TEX di considerare quei `:' come un separatore di campo. Altrimenti il programma li interpreterebbe in tal modo e produrrebbe note sottilmente bizzarre ed erronee e difficili poi da scovare in sede di correzione di bozze.

<  o  >