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6.4  Un commento su \ED

Come il lettore avrà notato, tutti gli interventi di tipo congetturale che l'editore compie sul suo testo si devono effettuare inserendo la macro \ED all'interno di \VV. Essa è dunque una macro riservata all'editore, anzi all'ultima fase del suo lavoro.

Teniamo però anche a segnalare che, per il fatto di essere esplicitamente dedicata a tale scopo, permetterà all'editore di recuperare facilmente i suoi interventi congetturali per valutarli e controllarli nel corso del suo lavoro e, a lavoro ultimato, sarà piú agevole valutare complessivamente la portata e l'estensione delle congetture presenti nell'edizione con semplici ricerche testuali che possono essere facilmente svolte da un qualsiasi programma di text editing.

Oltre a questo aspetto di \ED, è bene far osservare che questa macro lascia completa libertà all'editore di scrivere quello che vuole all'interno del suo argomento. Il che da un lato è un bene, perché in situazioni cosí delicate quali gli interventi congetturali, è difficile riuscire a prevedere tutte le possibilità concrete che ci si potrà trovare dinanzi nel lavoro di edizione e quindi ci è parso sconsigliabile far imporre dall'Mauro-TEX formule precostituite; dall'altro però è chiaro che l'editore si trova molto piú facilmente esposto alla possibilità di sbagliare e di commettere errori di battitura nell'inserimento dei suoi commenti come argomento di \ED.

A ciò può in parte ovviare la caratteristica che dicevamo sopra: si potranno facilmente ritrovare tutti gli interventi congetturali facendo ricercare la stringa \ED e controllarli con estrema cura.

Va inoltre sottolineato un altro elemento: le differenze di comportamento fra \ED{} e \DES{}. Il lettore attento si sarà accorto che entrambe sembrano produrre la stessa cosa, cioè una parte ``libera'' di una nota dell'apparato. La differenza di nome però rispecchia non solo il fatto che è bene che gli interventi dell'editore siano distinguibili da quelli del trascrittore per i motivi appena detti qui sopra. Fra \ED e \DES c'è anche una differenza di comportamento piú sottile. Quando si scrive ad esempio:

\VV{
   {A:\DES{duo versus legi nequeunt in}:\LACm}
   }

tale annotazione del trascrittore di A verrà riportata, oltre che in TC, anche nel testo di A estraibile dal file Mauro-TEX dell'edizione, insieme con gli *** che indicano la lacuna. Quando si usa \ED, invece, le annotazioni dell'editore vengono riportate solo nell'apparato di TC, ma non in quello dei testimoni estratti. Sarebbe quindi un grave errore --- e non solo un'improprietà di ``linguaggio'' ---  da parte di un editore che coincida con sé stesso come trascrittore, scrivere:

\VV{
   {A:\ED{duo versus legi nequeunt in}:\LACm}
   }

La sua annotazione, infatti andrebbe persa per la costruzione del testo del testimone A, che si troverebbe ad avere gli ***, senza però che in apparato ci sia una spiegazione della loro presenza.

La regola da ricordare, per distinguere gli effetti di \ED e di \DES è la seguente:

  • Tutto ciò che è scritto come argomento di \DES{} viene riportato nell'apparato del testo del testimone cui si riferisce; tutto ciò che è riportato come argomento di \ED{} viene scritto solo nell'apparato del testo critico.





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