3.5.2 Citazioni
La trascrizione dovrà anche provvedere a codificare le citazioni di
altri testi. Ad esempio, se --- come avviene assai spesso --- Maurolico
scrive ``erit, per primam sexti, ut triangulus ...'' occorrerà
codificare in modo opportuno tale informazione. La macro da utilizzare
è \Cit. Ne vedremo fra un attimo la sintassi, ma
prima è meglio chiarire alcuni punti.
In primo luogo si codifica solo ciò che Maurolico afferma
espressamente (pena una sorta di regresso agli assiomi di
Euclide).
Ma, anche cosí, ci si può trovare di fronte a tre diversi tipi di
situazione:
la citazione mauroliciana è chiara e
univoca, come nell'esempio sopra riportato;
la citazione non è cosí esplicita, ma
l'editore riesce ad individuare un passo che si riferisce
univocamente ad essa. Ad esempio, Maurolico potrebbe
scrivere, in termini vaghi, ``per doctrinam Euclidis'', ma
la sagacia dell'editore lo porterebbe a scoprire che il
riferimento a Euclide non può essere altro che al teorema
di Pitagora (Elementi, I.47);
infine, la citazione potrebbe essere
equivoca. Se ad esempio Maurolico scrivesse, parlando delle
terre abitate, ``per doctrinam Ptolemaei'' l'editore
potrebbe rimanere in dubbio se si vuole riferire a un passo
dell'Almagesto o della Geographia, dato che
Tolomeo parla della cosa in entrambe le opere.
Come si vede il lavoro del trascrittore e quello
dell'editore sono qui molto diversi, in quanto il primo deve
provvedere solo a codificare il testo, il secondo deve
specificare e arricchire tale codifica. La sintassi di
\Cit cerca di tener conto di questa casistica e delle
differenti esigenze di lavoro del trascrittore e
dell'editore.
Per la trascrizione la sintassi di \Cit è molto semplice:
erit, \Cit{
{per primam sexti}
}, ut triangulus
|
provvedendo cosí a codificare il fatto che ``per primam
sexti'' non è testo normale, ma una citazione. Per l'editore le cose si
complicano un po'. Se si tratta di una citazione univoca come questa,
dovrà solo provvedere ad aggiungere un'etichetta che identifichi il
passo in modo univoco, rispetto all'edizione critica moderna o, in
mancanza, caso, a un'edizione che dovrà servire di riferimento
assoluto:
erit, \Cit{
{per primam sexti}{EUC/ELE/VI/1}
}, ut triangulus
|
dove EUC/ELE/VI/1 sta per ``Euclide, Elementi,
edizione di Heiberg, libro VI, proposizione 1''. Si noti che questa
situazione di ``univocità'' è quella che riguarda la grandissima
maggioranza dei casi.
Se ci si trova invece nel secondo caso, sarà bene specificare nella
codifica che l'identificazione della citazione ha comportato un intervento
non banale dell'editore. Invece di scrivere semplicemente
\Cit, si scriverà
\Cit[imp] e la codifica completa sarà:
erit, \Cit[imp]{
{per doctrinam Euclidis}{EUC/ELE/I/47}
}, quadratus praedictus aequalis duobus quadratis
|
e, volendo, l'editore potrà lasciare traccia del suo lavoro in
questo modo:
erit, \Cit[imp]{
{per doctrinam Euclidis}{EUC/ELE/I/47}
{{\`e} senza dubbio il teorema di Pitagora}
}, quadratus praedictus aequalis duobus quadratis
|
La sintassi completa delle macro \Cit e di
\Cit[imp] prevede quattro sottocampi:
nel primo va inserito il testo originale della citazione. Questo
campo viene sempre riempito, dato che contiene il testo originale;
il secondo contiene il riferimento completo alla proposizione citata:
``sigla autore/sigla opera/libro/proposizione'' oppure ``sigla autore/sigla
opera/proposizione'', come ad esempio:
EUC/ELE/libro/proposizione
ARC/DIM/proposizione
TOL/ALM/riferimento
|
Nel primo caso si stanno citando gli Elementi di Euclide, nel
secondo il De dimensione circuli di Archimede e nel terzo
l'Almagesto di Tolomeo. Nel terzo caso, il termine 'riferimento'
sta ad indentificare qualsiasi cosa che serva ad identificare il passo
dell'Almagesto (numero della carta, linee del testo, ecc...).
Questo campo deve essere obbligatoriamente riempito, ma eventualmente in un
secondo momento. Parleremo fra breve della questione delle sigle da
indicare in questo sottocampo.
il terzo campo, è riservato ad eventuali commenti dell'editore che
non compaiono in nota. Questo campo potrebbe anche non venire mai riempito.
Se l'editore non ritiene di doversi annotare qualcosa, non ha bisogno di
questo campo, come si vede dagli esempi precedenti.
il quarto campo, che è opzionale, può contenere qualsiasi cosa che
si vuole far comparire in nota dopo la decodifica del secondo campo
(eventualmente, si lascia vuoto).
Resta infine da considerare il caso della citazione equivoca. L'editore
specificherà la situazione utilizzando
\Cit[eqv], in questo modo:
tales gentes, \Cit[eqv]{
{ut vult Ptolemaeus}
{TOL/ALM/1.7/TOL/ALM/3.5}
}, vivunt in germanicis sylvis
|
dove le etichette per i due luoghi vengono inserite nel terzo campo,
separandole con una barra /.
La costruzione dell'apparato delle fonti pone diversi problemi. Il caso
più semplice è quello in cui viene identificata chiaramente la
proposizione citata nel testo, come nel caso seguente:
Quamvis ergo per Archimedem[I] ostensum sit, rationem
periferiae ad diametrum minorem quidem esse, quam triplam sesquiseptimam,
maiorem vero quam triplam ac decem septuagesimas primas superpartientem ...
[I] Archim. Dim. Circ., 3 Cuiusvis
sphaerae perimetrus diametro triplo maior est, et praeterea excedit spatio
minore, quam septima pars diametri est, maiore autem quam 10/71.
In questo caso, non c'è alcun dubbio che l'autore del
testo si sta riferendo alla proposizione 3 del De
dimensione circuli di Archimede. Quindi, una volta scelta
l'edizione archimedea di riferimento, nell'apparato delle fonti
compare -- nel modo che vedremo in seguito -- il testo della
proposizione citata.
Talvolta le cose non sono così semplici. Nel caso dell'opera di
Maurolico, per esempio, quando il matematico cita una proposizione
euclidea, non è sempre chiaro se stia citando dagli
Elementa nell'edizione di Campano o di Zamberti o se si
stia addirittura riferendo all'edizione euclidea ``ex traditione
Maurolyci''.
Supponiamo che l'editore voglia costruire un apparato delle fonti
in cui la citazione euclidea si possa riferire ad alcune oppure a
tutte queste possibili edizioni, compresa l'edizione critica
moderna di Heiberg. Nell'esempio che segue, l'editore ritiene che
Maurolico si stia riferendo alla proposizione VI.16 secondo gli
Elementa di Campano, pur tuttavia vuole evidenziare che
la proposizione VI.16 ``ex traditione Campani'' corrisponde alla
proposizione VI.17 dell'edizione di Zamberti e di Heiberg. In
questo caso, non ci sono riferimenti all'edizione degli
Elementa di Maurolico, perché non ci è pervenuto il sesto
libro. L'editore vuole dunque ottenere un apparato delle fonti di
questo tipo:
Nam cum per 16am Sexti[I]
rectangulum1 quod sub extremis, aequale sit ei, quod a
media quadrato. Iam ex prima vel 3a huius absolvitur
problema.
[I] Eucl. Elemen. VI.16 Camp.
(VI.17 Zamb., VI.17 Heib.) Si fuerint tres lineae proportionales,
quod sub prima et tertia rectangulum continetur, aequum erit ei quod a
secunda quadrato describitur. Si vero quod sub prima et tertia continetur
aequum ei quadrato quod a secunda producitur, ipsae tres lineae
proportionales erunt.
1 rectangulum conieci rectangulo A
Vediamo come si può costruire un siffatto apparato
delle fonti.
Primo compito dell'editore è quello di associare ad ogni coppia
(autore citato, opera citata) un'opportuna ed univoca
``etichetta'', cioè una coppia di sigle formate da caratteri
alfanumerici che identificano rispettivamente l'autore e l'opera.
Vediamo qualche esempio:
EUC
-- ELE = Edizione critica degli Elementa di Euclide
curata da Heiberg
CAM -- ELE = Edizione degli Elementa stampata a Venezia
nel 1482 ed attribuita a Campano da Novara
ZAM -- ELE = Edizione degli Elementa stampata a Venezia
nel 1505 e curata da Bartolomeo Zamberti
ARC -- DIM = Edizione del De dimensione circuli di
Archimede curata da Heiberg
MAU -- DIM = Edizione del De dimensione circuli di
Archimede curata da Maurolico
BAS -- DIM = Edizione del De dimensione circuli di
Archimede pubblicata a Basilea nel 1544
TOL -- ALM = Edizione critica dell'Almagesto curata da
Heiberg
Dopo aver stabilito le sigle, bisogna costruire un file
di testo (.txt) in cui viene riportato il testo delle
citazioni che l'editore intende utilizzare. Si tenga presente che
bisogna costruire un file per ogni opera citata.
Vediamo, ad esempio il file campano.txt che
contiene alcune proposizioni dell'Euclide di Campano. Ad
ogni riga deve corrispondere un'unica proposizione (cosa che
nell'esempio successivo non è possibile fare per ragioni evidenti
di spazio), mentre lo spazio fra la numerazione ed il vero e
proprio enunciato è uno spazio fisso e corrisponde ad una
tabulazione:
I.22 Propositis tribus lineis rectis, quarum duae quaelibet
simul iunctae reliqua sint longiores, de tribus aliis lineis illis
aequalibus triangulum constituere.
II.5 Si linea recta per duo aequalia duoque inaequalia secetur,
quod sub inaequalibus totius sectionis rectangulum continetur cum
eo quadrato quod ab ea quae inter utrasque est sectiones
describitur, aequum est ei quadrato quod a dimidio totius lineae
in se ducto describitur.
VI.15 Si fuerint quatuor lineae proportionales, quod sub prima
et ultima rectangulum continetur, aequum erit ei quod sub duabus
reliquis. Si vero quod sub prima et ultima continetur, aequum
fuerit ei quod duabus reliquis continetur rectangulum, quatuor
lineas proportionales esse convenit.
VI.16 Si fuerint tres lineae proportionales, quod sub prima et
tertia rectangulum continetur, aequum erit ei quod a secunda
quadrato describitur. Si vero quod sub prima et tertia continetur
aequum ei quadrato quod a secunda producitur, ipsae tres lineae
proportionales erunt.
|
Se si trova di fronte ad un caso come quello delle citazioni
euclidee, l'editore dovrà anche costruirsi una tabella di
corrispondenze. Nel caso delle citazioni degli Elementa
in Maurolico, abbiamo quattro edizioni in gioco: le edizioni di
Campano, Zamberti e Maurolico e l'edizione critica di Heiberg.
La tabella di corrispondenza è un file di testo con
estensione .tab (ad es. elementi.tab) che
contiene tante righe quante sono le proposizioni da mettere in
relazione. In ogni riga si trovano ordinatamente indicate le
proposizioni corrispondenti nelle quattro edizioni, separate da
una tabulazione. Le proposizioni devono essere espresse da un
numero romano, che indica il libro degli Elementa e da un
numero arabo, che indica la proposizione, separati da un punto:
I.2 I.3 I.2 I.2
I.4 I.3 I.4
I.3 I.5 I.4
VI.17 VI.16 VI.17
|
Le proposizioni della prima, seconda, terza e quarta colonna si
riferiscono rispettivamente all'edizione di Heiberg, Campano,
Zamberti e Maurolico. Le prime due righe di questa tabella
indicano così che la proposizione I.2 di Heiberg corrisponde alla
I.3 di Campano e di Maurolico ed alla I.2 di Zamberti, mentre la
proposizione I.4 di Campano e Maurolico non è accolta in Heiberg e
corrisponde alla I.3 di Zamberti.
A questo punto l'editore dovrà costruirsi un proprio file
di configurazione. Si tratta di un file di testo con
estensione .cnf nel quale vanno messe in relazione le
opere (in forma abbreviata) con i file delle citazioni.
Il file .cnf può avere un nome qualsiasi: per
default viene utizzato il nome del file di input
che contiene il testo critico. Il file contiene le
informazioni necessarie a ritrovare le proposizioni citate. Ad
ogni riga corrisponde un'unica opera. In ogni riga deve essere
indicata una coppia ``sigla autore, sigla opera'' (nell'esempio,
CAM ELE) a cui sono associati rispettivamente il nome dell'autore
e dell'opera così come si vuole che vengano prodotti in apparato
(Camp. Elem.), il nome del file che contiene le
citazioni da far figurare in apparato (campano.txt), il
nome del file HTML corrispondente da generare
(campano.htm) ed un'eventuale tabella di corrispondenza
(elementi.tab):
CAM ELE Camp. Elem. campano.txt campano.htm elementi.tab
ZAM ELE Zamb. Elem. zamberti.txt zamberti.htm elementi.tab
EUC ELE Eucl. Elem. euclide.txt euclide.htm elementi.tab
EUC DAT Eucl. Data data.txt data.htm
MAU TES Maur. Sphaer.Sferica.txt Sferica.htm
ARC DIM Archim. Dim. Circ. Dimensio.txt Dimensio.htm
ARC DSC Archim. Sp. et Cyl. Sferacilindro.txt Sferacilindro.htm
|
La costruzione effettiva dell'apparato delle fonti interviene
quando si chiama in causa il preprocessore m2lv.
L'editore dovrà digitare nella riga di comando:
m2lv data.tex -f data.cnf
|
Se tutto va bene, compare il seguente messaggio:
analisi del file di configurazione (data.cnf)
opere da citare:
CAM ELE Camp. Elem. campano.txt campano.htm
ZAM ELE Zamb. Elem. zamberti.txt zamberti.htm
EUC ELE Eucl. Elem. euclide.txt euclide.htm
EUC DAT Eucl. Data data.txt data.htm
MAU TES Maur. Sphaer.Sferica.txt Sferica.htm
ARC DIM Archim. Dim. Circ. Dimensio.txt Dimensio.htm
ARC DSC Archim. Sp. et Cyl. Sferacilindro.txt Sferacilindro.htm
analisi terminata
|
Il preprocessore crea il file data.m.tex che si
può compilare normalmente (con il comando latex
data.m.tex oppure con il preprocessore m2hv) e produce
un'edizione con due fasce d'apparato: l'apparato critico, con note
numerate secondo numeri arabi e l'apparato delle fonti, con note
numerate secondo numeri romani, come abbiamo visto negli esempi
precedenti.
Ripetizioni
Il problema delle citazioni ripetute che appaiono troppo
ravvicinate è chiaramente un problema legato alla versione
cartacea dell'edizione e non a quella elettronica (dove appare un
link per ogni citazione).
Quando, nella stessa pagina, compaiono almeno due citazioni uguali
sarebbe auspicabile riportare per esteso solamente la prima
limitandosi poi ad indicare la seconda, come si vede nell'esempio:
Datur ergo quadratum bd datum et quod ex bc, ca, scilicet per
5am Secundi Elementorum[I] rectangulum
bc ca una cum quadrato cd ... Sed tale quadratum cum rectangulo
bc ca iam dato conflat quadratum bd per per 5am Secundi
Elementorum[II]. Datur ergo quadratum bd et
ipsa bd, de qua si auferatur cd iampridem data superest bc data ...
[I] Camp. Elem. II.5 (Zamb.
Elem. II.5, Eucl. Elem. II.5) Si linea recta per duo aequalia duoque
inaequalia secetur, quod sub inaequalibus totius sectionis rectangulum
continetur cum eo quadrato quod ab ea quae inter utrasque est sectiones
describitur, aequum est ei quadrato quod a dimidio totius lineae in se
ducto describitur.
[II] Camp. Elem. II.5 (Zamb.
Elem. II.5, Eucl. Elem. II.5)
Il risultato si ottiene mediante un marcatore in grado di inibire la stampa
della citazione. Questo marcatore è la macro
\Cit*. La macro \Cit* ha la stessa sintassi
di \Cit, ma inibisce la stampa del testo della
citazione, limitandosi a produrre nell'apparato solo il riferimento
all'opera citata e alle eventuali corrispondenze.
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