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Cosmographia Libro terzo Parte 4
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Dal luogo anchora dell'epiciclo, cognito in una delle tre dette considerationi, o parte fatta146, si trova la distantia del centro dell'epiciclo dall'auge, secondo li moti equali. Et quinci, dalla quantità delli moti sopra cognita, puoi, ad qual vuoi tempo, dette distantie supputare. Dalla notitia dunque di dette distantie <da147> supputare all'instante d'alcuna consideratione, nella quale sia cognito, o per instrumento, o per stella fissa, [C:115v] il luoco vero del pianeta, il quale sia propinquo all'auge dell'epiciclo, o all'opposito, et dalla notitia dell'eccentricità, tirate l'opportune linee, si trova la proportione del semidiametro dell'epiciclo al semidiametro del deferente.

Et per accolgere ogni cosa in breve148, io meno149 quattro linee: la prima dal centro di l'equante per lo centro dell'epiciclo, la seconda dal centro universale al zodiaco, et equidistante alla prima, la 3a dal centro universale per il centro dell'epiciclo al zodiaco, la quarta dal centro universale per il centro150 del pianeta al zodiaco. La prima determina l'auge media dell'epiciclo, la seconda di queste linee determina il moto medio del pianeta, la 3a il moto vero dell'epiciclo, et l'auge vera di quello. La quarta il moto vero del pianeta.

L'arco del zodiaco tra la 2a et 3a si chiama equation del centro nel zodiaco, il quale arco sempre è simile all'arco dell'epiciclo tra la prima et 3a, cioè tra l'auge media et vera, per la equidistantia delle linee. L'arco del zodiaco tra la 3a et 4a è l'equation dell'argumento. L'equation del centro è massima quando il centro dell'epiciclo è in quella linea che, dal centro del deferente extirata, fa angoli retti con la linea dell'auge. Ma quando il centro dell'epiciclo è nell'auge, o nell'opposto, la detta equatione è nulla. L'equation dell'argumento è massima quando [C:116r] il pianeta è nelli punti degli contacti; nulla quando il pianeta è nell'auge vera dell'epiciclo, o nell'opposito. Il centro medio del pianeta è la elongatione della linea del moto medio dall'auge, secondo l'ordine dei segni. Il centro vero è la elongatione della linea del moto vero dell'epiciclo dall'auge dell'eccentrico. L'argumento medio è l'arco dell'epiciclo numerato dall'auge media fin al centro del pianeta, ma il vero dall'auge vera.

Or per due altri considerationi, potrai rectificare, o corrigere, ogni moto. Perché, sì nell'una come nell'altra consideratione, mediante la notitia del luoco dell'auge del deferente, del medio locho del Sole, del151 vero luoco del pianeta, della proportione del semidiametro dell'epiciclo, et della eccentrica al semidiametro del deferente, potrai cavare il moto medio del pianeta in longitudine et l'argumento medio. Fatto questo, vedrai, per le tavole prima fatte, il moto del pianeta nell'intervallo delle considerationi, il quale moto, se sarrà equale alla differentia delli luoghi trovati per le considerationi, ben stanno le Tavole. Ma se non è equale, parti la discrepantia152 per lo numero delli dì dell'intervallo, et harai la portione debita ad un giorno, la quale giungerai, o sottraherai, al moto diurno delle Tavole. Quinci potrai constituere le radici ad ogni moto. Ma già il moto del Sole, et sua radice sono le medesime di Venere, et Mercurio. Et, nelli tre superiori, basta [C:116v] rectificare il moto de longitudine, et constituere la radice di quello; perché già sottrahendo il moto del Sole dal moto del pianeta, resta l'argumento del pianeta. Et per transcorrere le cose vuolgate, dalli medij moti, medianti l'equationi, si cavano i veri. Quando il centro medio è men che semicirculo, l'equation del centro si sottrahe153, e quando è più, si gionge al centro medio et al moto medio, per haversi il centro [ò154] vero et il moto vero dell'epiciclo. Il contrario si fa, per havere, col medio, il vero argumento. Quando l'argumento vero è men che semicirculo, l'equation dell'argumento si gionge; et quando più, si leva al moto vero dell'epiciclo per havere il moto vero del pianeta.

Ma l'equatione dell'argumento, scritta nelle Tavole, suppone il centro dell'epiciclo nella longitudine media. Et però, quando il centro dell'epiciclo quindi s'avvicina all'auge bisogna diminuire, et quando s'avvicina all'opposito accrescere, detta equatione, proportionalmente, secondo l'ascenso, o il descenso, dell'epiciclo. Il che si fa medianti i minuti proportionali, trovati col centro vero, et mediante il decremento, o cremento, maximo della detta equatione, che si chiama diversità del diametro, longiore nel decremento, et nel cremento propiore. Se nelli 3 superiori si ponesse ch'havessero epiciclo et concentrico, o vero solo eccentrico, di modo chel moto [C:117r] dell'epiciclo nel concentrico, et il moto del pianeta nell'epiciclo collecti fossero equali al medio moto del Sole, come sta. Ma il centro dell'eccentrico si movesse, secondo l'ordine dei segni, equalmente col sole, et il pianeta similmente, et sì veloce come l'epiciclo nel concentrico. Et nelli due più inferiori si ponga il moto dell'epiciclo nel concentrico, equale al medio moto del Sole, et il moto del pianeta nell'epiciclo, come l'ha. Ma il moto del centro dell'eccentrico sia equale allo aggregato del medio moto del Sole col moto del pianeta nell'epiciclo. Con questa conditione che li diametri del concentrico, et eccentrico siano proportionale al semidiametro dell'epiciclo, et <all'155> eccentricità. Sì per l'uno, come per l'altro modo, si salvaria l'apparentia del progresso, et regresso nel pianeta, sel pianeta havesse una sola diversità nel moto, cioè quella che l'accade per l'epiciclo.

Ma perché si comprese dupplice diversità nel pianeta, però fu necessario, per salvar l'una, darli epiciclo, et per salvar l'altra, darli eccentrico. Ma sappi che non si concessero concentrici orbi agli pianeti, perché seguiria che il superiore trahesse seco l'inferiore. Ma per darti ad intendere qual pianeta, et in qual modo, pate156 regressione, io meno due rette dal centro della terra, le quali, da livante per ponente, contingano l'epiciclo. Così, quanto al moto solo del pianeta nell'epiciclo, il pianeta, nell'arco [C:117v] sopra li punti delli contatti, sarà diretto, perché quivi camina ver livante. Ma nell'arco infra degli detti puncti157 è retrogrado, perché camina ver ponente. Nelli punti delli contatti sarà stationario, perché nel punto orientale di diretto si fa retrogrado, et nel punto occidentale di retrogrado si fa diretto. Et questo quanto al moto solo del pianeta nell'epiciclo. Ma perché l'epiciclo è portato dal deferente ver livante, però con tutto che, nelli punti delli contatti, il pianeta, quanto al moto suo nell'epiciclo, sia stationario, non di meno, per lo moto del deferente, è diretto. Et però i punti delle stationi saranno alquanto più bassi delli punti delli contatti, et saranno determinati per linee secanti, et non contingenti l'epiciclo. Et saranno nella periferia dell'epiciclo in quei luochi, dove il moto retrogrado del pianeta nell'epiciclo ver ponente combatte in tal modo158, che quanto il pianeta nell'epiciclo va ver ponente, tanto il deferente lo move con tutto l'epiciclo ver livante. Et cossì il pianeta appare stare, non altramente che quando uno sopra una trireme camina ver la poppa tanto, quanto la trireme dalli remi, o dal vento, citata lo move innanti, et cossì pare stare. Addunca il pianeta, nel ponto della statione orientale, che si chiama statione prima, comincia ad esser retrogrado, perché il moto del pianeta nell'epiciclo comin[C:118r]cia a superare il moto <nel159> deferente, perché più va il pianeta ver ponente, chel deferente il porta ver livante. Cossì come quando uno nella trireme, col moto suo ver la poppa, vince il moto della trireme, et più ritorna col suo corso, che la trireme lo porti innanzi.

Ma nel ponto della statione occidentale, che statione seconda si chiama, il pianeta di retrogrado si comincia ad far diretto, perché il moto del deferente comincia a superare il moto del pianeta nell'epiciclo, così come quando il moto della trireme supera il moto retrogrado dell'huomo. Nell'arco poi dell'epiciclo, che resta sopra li punti delli contatti, ambi li moti vanno ver livante, et cossì il pianeta è diretto per due cause, come quando uno nella trireme camina ver la prora verso onde il mena la trireme, et cossì va innante per due moti. Ma per sapere a quale160 stella continga retrogradare, et a quai punti dell'epiciclo cominci, et cessi tal regressione, Apollonio Pergeo trovò questa regola, la qual anchora usa Ptolemeo. Se la proportione del semidiametro dell'epiciclo alla linea tral centro del mondo et l'opposto del'auge dell'epiciclo non esser maggiore che la proportione del moto del centro dell'epiciclo al moto del pianeta nell'epiciclo, non può alla stella accadere retrogressione. Onde la linea dal centro [C:118v] del mondo, che taglia l'epiciclo in tal modo, che la metà della portione intra l'epiciclo a tutta la parte extrinseca, tal proportione habbia, quale ha il moto dell'epiciclo al moto della stella nell'epiciclo. Tal linea, dico, determina nell'epiciclo il punto della statione.

Et quinci seque che quanto l'epiciclo è più vicino al centro del mondo, più s'accostano le punti delle stationi all'opposito dell'auge dell'epiciclo; et questo medesimo avviene quanto maggiore è l'epiciclo et il moto dell'argumento più tardo. L'arco della statione prima si computa dall'auge vera dell'epiciclo, secondo l'ordine del moto, insino al punto della statione prima. Questo arco, sottratto da tutto il cerchio, lascia l'arco della statione seconda, il quale dall'auge, insino al punto della statione seconda, si numera. Et livato l'arco della statione prima dall'arco della 2a, resta l'arco della retrogradatione; la quale, sottratta da tutto 'l cerchio, fa restare l'arco della direttione. Li quali archi, divisi per lo moto dell'argumento diurno, rendono li tempi delle regressioni, et direttioni. Ma tutto questo l'espositori del tabulare calculo bene insegnano. Et però io passo alle speculationi delle latitudini. Delli quali per haver perfetta notitia Ptolemeo, [allo161] spesso osservando li pianeti, trovava che a Marte, [C:119r] essendo l'epiciclo nell'auge dell'eccentrico, a Giove poi dell'auge 20 gradi, et a Saturno innanzi gradi 50, accadeano le più gran latitudini, et sempre septentrionali.

Et quando l'epiciclo era nei luoghi opposti, l'accadeano le più gran latitudini, sempre meridionali. Et, qui et ivi, la latitudine sempre era maggiore, essendo il pianeta nell'opposto dell'auge dell'epiciclo; et quanto più s'allontanava il centro dell'epiciclo dai detti luochi, et appropinquava162 ai punti medij, tanto più dette latitudini, comparando le correlative163, si vedeano decrescere. Et essendo il centro dell'epiciclo in essi punti medij, si vedea il pianeta, ovunque fosse nell'epiciclo, haver nulla latitudine. Quinci conchiuse Ptolemeo che, in questi tre164 pianeti, il deferente declina dalla eccliptica sempre di un modo; et che li punti delle maxime declinationi sono quelli, dove accadono al pianeta le maxime latitudini, et li nodi sono quei punti, nelli quali essendo il centro dell'epiciclo, il pianeta non ha latitudini, et che il diametro dell'epiciclo, che va per l'auge et opposto, è maximamente inclinato sopra il deferente nelli punti delle maxime declinationi, di modo che tutto tal diametro è da quella parte della ecliptica, verso la qual declina il centro del epiciclo, et l'auge vera dell'epiciclo è tra l'ecliptica et il piano [C:119v] del deferente. Et questa inclinatione dell'epiciclo, accostando l'epiciclo ai nodi, sempre va mancando, finché, essendo il centro dell'epiciclo nelli nodi, tutto il piano dell'epiciclo giace nel piano della ecliptica. Et sicome il diametro delle longitudini medie dell'epiciclo tando è nel piano della ecliptica, così essendo il centro dell'epiciclo fuor delli nodi, si conchiude alla ecliptica equidistare. Onde, sopra questo diametro come axe, si fa la detta inclinatione dell'epiciclo. Quanto a Venere et Mercurio s'accorse Ptolemeo che, essendo il centro dell'epiciclo nell'auge dell'equante, o nell'opposto, il pianeta, sì nell'auge dell'epiciclo come nell'opposto, havea una medesima latitudine.

Onde conchiuse165 che il diametro dell'epiciclo, dall'auge al'opposto, era tutto nel piano del deferente, et che però tanta anchor latitudine havea il centro dell'epiciclo, et tanta declinatione il deferente, la qual latitudine in Venere sempre fu septentrionale, et in Mercurio australe. Et però conchiuse chel166 semicirculo del deferente, nel quale si trova il centro dell'epiciclo, in Venere devia dalla ecliptica verso septentrione, et in Mercurio verso austro. Essendo anchor il centro dell'epiciclo nell'auge dello eccentrico, trovò che Venere, nella longitudine maxima vespertina dal Sole, havea maggior reflexione [C:120r] verso septentrione che nella matutina. Ma nell'opposto dell'auge dell'eccentrico, la longitudine matutina rifletteva più verso septentrione, che la vespertina. Questo medesimo trovava in Mercurio, ma verso austro. Essendo poi il centro dell'epiciclo discosto dall'auge del deferente, o quinci, o quindi, per una quarta del zodiaco, et il pianeta, nelle longitudini medie dell'epiciclo, trovò che non havea latitudine dalla ecliptica. Onde conchiuse che, in tal sito, il diametro delle longitudini medie dell'epiciclo, et però il centro dell'epiciclo, era nella eccliptica167, et però detto diametro era nel piano del deferente, perché tando il deferente è counito con la ecliptica. Perché ivi muta la deviatione, per trovarsi il centro dell'epiciclo in Venere sempre septentrionali et in Mercurio sempre australe <da168> l'ecliptica, come sopra la experientia insegnava.

Quinci si conobbe che il diametro delle longitudini medie dell'epiciclo non ha reflexione alcuna dal deferente, quando il centro dell'epiciclo è nelli nodi, et massima la sortisce, quando il centro dell'epiciclo è nell'auge del deferente, o nell'opposto. Ancora, essendo il centro dell'epiciclo nelli nodi, trovò chel pianeta, sì nell'auge dell'epiciclo come nell'opposto, havea molta latitudine, la quale in Venere, nell'auge dell'epiciclo posto nel nodo descendente, era septentrionale, et nell'[C:120v]opposto dell'auge australe; et nell'altro nodo il contrario. Et di tutto questo il contrario in Mercurio. Onde conobbe che il diametro dell'epiciclo, dall'auge all'opposto nelli nodi, ha massima inclinatione sopra l'eccentrico; la quale, essendo il centro dell'epiciclo nell'auge del deferente, o nell'opposto, si trovava esser nulla. Et detta deviatione del deferente, et reflexione, et inclinatione dell'epiciclo, dalli luoghi dove son nulle, crescono continuamente insino alli termini maximi, et quindi un altra volta ammancano, finché siano nulle. Or Ptolemeo, in questi cinque erratici, dalla notitia delle massime latitudini, cognite per sé o per la coniettura delle non maxime, dalla proportione delli diametri degli epicicli con le distantie, cava l'angoli dell'inclinationi et reflexioni dell'epiciclo sopra l'eccentrico, et di l'eccentrico sopra l'ecliptica. Dalli quali angoli, trova le latitudini d'inclinationi et reflexioni, per tutti i luoghi dell'epiciclo, posto nel termino delle maxime latitudini; et quelle scrive nelle Tavole. Et per gl'altri siti dell'epiciclo, sminuisce ogni latitudine proportionalmente tanto, quanto dal sexagenario numero mancano le minute proportionale, attributi al sito proposto, li quali minuti non sono altro che i gradi delle latitudini della Luna, per tutto [C:121r] il quadrante, multiplicate per duodeci. Le latitudini delle inclinationi et reflessioni, nelle Tavole, si pigliano con l'argumento169, et li minuti proportionali170 col centro. Et quando sono de un nome, si giongono; quando di diversi, la minor dalla maggior si leva; et così si sa la latitudine del pianeta dall'orizonte et poi dall'eclipctica. Ma questa materia è ben trita apò gli espositori del calculo; et però più qui non m'allongo.

Una cosa vuo' che sappi, che quando noi parlammo del moto del pianeta nell'epiciclo, et del moto dell'epiciclo nel deferente, sempre supposimo il piano dell'epiciclo et dell'eccentrico, o il concentrico, giacere nel piano dell'eccliptica, per la maggior facilità. Ma in171 vero i detti moti si diversificano al punto per le deviationi, inclinationi, et reflexioni, fatte in latitudine. Per seguire l'ordine di Ptolemeo, dirrò delle apparitioni et occultationi delle stelle, ma vuo' prima toccare alcuna cosa delli asterismi et figure del stellato cielo. Li quali sono 48, secondo la institutione dell'antiqui poeti et astronomi. Et ogni figura consta di alquante stelle. Et le stelle tutte quante dagli astronomi son notate,et principalmente da Ptolemeo172, et poscia da re Alfonso son 1022. Delli quali nella prima magnitudine sono 15, nella seconda 45, nella 3a 208, nella quarta 474, nella quinta 212, nella 6a 68.

Ma perché alle dette 48173 segni, o syderi, [C:121v] o constellationi, siano attribute tali figure de animali, o de cose inanimate, io trovo queste potissime raggioni. La prima si piglia dalla forma. Onde certe stelle, poste in retta linea, le chiamarono Sagitta, o vero Hasta. Tre altre, poste in Triangulo le chiamaro deltaepsilonlambdatauomicrontauomicronnu, dalla figura della delta lettera. Certe altre, poste in cerchio, le chiamaro Corona. Altre, che sinuoso flexo faceano, chiamaro174 Dracone. Et cossì si può dire quanto alle figure dell'altri segni. Ma perché, per lo più, le stelle nel segno non sono così distinte et ordinate, che certa figura exprimano, però io aggiongo l'altra ragione, la quale pende dalla convenienza che ha il segno con quelle animali, o cosa, della quale ha il nome. Onde alle prime stelle del zodiaco fu dato175 il nome d'Ariete, perché hebbero alcuna convenienza con l'Ariete, o sopra quello qualche virtute impressiva, et cossì dell'altri. La 3a raggione si cava dall'influsso nelle cose inferiori. Come al segno del'Argonave però fu attributa la figura navale, perché, per experientia, si vede che chi nell'horoscopo tai stelle havea, diveniva marinaro. L'Ara fu detta, perché nel suo exorto faceva sacerdoti. L'Henioco perché faceva aurige. Lo Delfino perché faceva natatori. Lo Lepor veloci, come Firmico scrive.

L'una et [C:122r] l'altra di queste due raggioni tocca Ptolemeo nella nona delle 100 Sententie, dicendo, secondo la traductione di Pontano: In generatione atque corruptione formae afficiuntur à coelestibus formis. Iccirco qui imagines176 faciunt, ijs utuntur: cum eo stellae ingressae fuerint, observantes. Sopra la qual sententia, il Pontano così dice: Est177 igitur coeli, coelestiumque corporum178 informare. Nam si elementaris materiae primaria informatio non est, et est alicunde, ut quidem179 est, erit profecto a coelo, a quo elementa ipsa cientur et ad agendum et ad patiendum. Atque, ut in ipsa materia vis inest aptitudoque varias a coelo formas accipiendi, sic vicissim coelo stellisque vis inest illas imprimendi180. Utque haec, quam illa materia181 magis apta est hanc, quam illam formam admittere, sic haec, quam illa coeli pars, stellaque hanc, quam illam formam aptior est effigiare. Quod182 ni esset, species ipsae confusae essent. Eadem rursus183 corrumpendi via ratioque.

Anchora sopra la detta sententia, riferisce Alì, che in Egipto vide uno che con una gemma inprimea la forma del scorpione nell'incenso, et con quello curava il morso del scorpione. Et la sculptura era fatta nella petra, essendo la luna nel Scorpione, et nell'uno delli 4 [C:122v] angoli. Similmente un altro, come dice Pontano, con l'impressa immagine dell'Ariete, curava il dolor di testa, perché tal segno ha il dominio nella testa.

Et tutte le sculpture et imagine sculpte, in pietra o metallo, hanno efficacia dalla costellatione sotto la quale son fatte, come lo antiquissimo Hermet scrive, et Pietro Ebano moderno184. Ma quanta efficacia habiano le figure celesti sopra le cose, delle quali son figure, apertamente dimostra Ptolemeo nel secondo del Quadripartito. L'ultima raggione non è altra che il placito delle primi institutori. Questi foro li vetustissimi astronomi et poeti. Delli quali185 alcuni, per celebrare i suoi, et per mostrare l'excellentia delle heroiche virtuti, stellificaro186 alcuni huomini degni, come Hercole, Perseo, Orione. Alcuni, per dare perpetua memoria a certe historie, stellificaro alcune cose, come la Corona, la Lira, la Nave187, i Pesci, l'Hidra188, il Cratere, il Corvo.

Né mancaro chi, per losengare i loro signori, stellificassero cose indegni. Come fu Conone Samio, il quale, per adulare a Ptolemeo re d'Egipto, come dice Callimacho, collocò tra le stelle nella Coda di Leone, le Crini di Berenice, moglie di quello. Et però questa raggione, la qual depende dal placito degli huomini, non induce necessità, se non [C:123r] quanto pate la consuetudine. Onde un189 medesimo segno, variamente190 chiamato si trova, come l'Orsa Maggiore, dalli greci naute observata191, epsilonlambdaiotakappaepsilon si chiama. Et la Minore, si chiamava192 dalli phenici Rettori, kappaupsilonnuomicronsigmaomicronroalpha. Et l'una, et l'altra da molti son chiamati Plaustri, come dice Arato. O perché habbiano similitudine de Plaustri, o perché vicini <all'asse come un carro si appoggiano e girano, et Boote è quasi il loro cocchiere. Quindi il volgo193> chiama, l'Orsa Maggiore, Carro, et la minore, Corno194, dalla similitudine. Questi, col suo grande flexo, circonda il Dracone.

Quel segno che, da Arato et Iginio, è detto Cignio, da Ptolemeo et Alfonso, è chiamato Gallina, et, da Proclo et alcun altri, Uccello per nome appellativo195. Quella che, apò Arato et Iginio, è Lyra, nelli Numeri di Ptolemeo et Alfonso, Cadente Vulture è detto. Quella, che da quelli Aquila, da questi Vulture Volante si chiama.

La prima portione del Pegaso è detta piroomicrontauomicronmuepsiloniotapipiomicron, secondo Hypparcho, come dice Proclo. Onde Ptolemeo et Alfonso fanno due Cavalli, l'uno il detto, et l'altro alato196. Quella, che Arato chiama Ara, Proclo, et Ptolemeo et Alfonso dicono Turibolo197, o vero Lare. alpharokappatauomicronphiupsilonlambdaalphapsi, cioè il custode dell'orsa, altramente è chiamato Bootes, cioè clamatore, dal verbo greco betaomicronomega, che clamo significa. epsilonnugammaomicronnualphasigmaiotanu, cioè il genoflexo, secondo alcuni è Hercole, et secondo alcun'altri Theseo, o altro. [C:123v] Di Cepheo, Casiope198, et Andromeda non parlo, che ad una historia appartengono. In la Corona non vi è discrepantia, ma Ophiuco alcuni dicono essere Phorbante, alcuni Aesculapio199. Il Trigono alcuni dissero essere la lettera delta, et significare dios, cioè Giove. Alcuni esser la figura d'Egypto, altri l'Isola Trinacria.

Dalle chele de Scorpio communemente si fa il segno dela200 Libra, quasi per aggiustare l'autunnale equinoctio. Taccio delle varie fictioni circa l'altri segni, come i duodeci del zodiaco: Ariete, Tauro, Gemini, Cancro, Leone, Virgine, Libra, Scorpione, Saggittario, Capricorno, Aquario et Pisci. Taccio del Ceto,201 Eridano202, Cane et Anticane, del Centauro, dell'australe Pisce. La fera, chel detto centauro Chirone porta nelle mani, niuno authore chiamò per proprio nome, come dice Cicerone, interprete de Arato.Arato et Iginio dicono esser la victima, che Chirone203, al'Ara prossima, offerisce. Ptolemeo et Alfonso la chiamano Lupo, Martiano Panthera. Georgio Valla si pensò che Hydra fosse, et cossì scrisse nelli Ptolemaici Asterismi204, però ingannato, com'io penso, che Arato, poi del centauro205, dell'Hydra fa mentione.

La Corona Australe è detta d'alcuni omicronroalphanuiotasigmakappaomicronsigma, cioè piccolo Cielo, come dice Proclo, et da Hipparcho [C:124r] Caduceo206. I nostri chiamano le sette stelle principali, sì dell'Horsa grande come della piccola, trioni, cioè bovi. Perché, tarde come bovi, col suo plaustro rotano appresso l'asse del mondo, che già dagli bubulchi, li bovi trioni207, quasi terrioni, dalla trita terra erano detti, come scrive Marco Varrone. Et quinci nacque il vocabulo Septentrione. Una delle sette dell'Orsa piccola, posta nella coda, Stella polare si chiama, perché è la più vicina al polo del mondo; per questa si governano i naviganti, però che, per lo piccolo cerchio che fa, sempre si vedi quasi ad un verso. Le stelle della prima magnitudine son queste: nel Boote una, detta alpharokappatauomicronupsilonroomicronsigma. Nella Lira208 un altra, la quale i raggi del vertice <ho209> nel mio horoscopo. Nell'Henioco una, detta Capra, propinqua a due dette Oedi. Nel Tauro una, detta Occhio del Tauro210. Nel Leone due, una detta Regulo, o Core, et l'altra Cauda del Leone. Nella Virgine una, detta Spica. In Aquario una, che postrema è del fluxo dell'acqua. Nell'Orione due, una nella dextra spalla, l'altra nel sinistro pede. Nell'Eridano una. Nel Cane una, detta Sirio211. Nel Anticane un'altra, antipede destro anteriore, detta Procyon212. Nell'Argonave una, detta kappaalphanuomicronbetaomicronsigma, nel Centauro una213, nel dextro pede.

Le Hyadj son 5 stelle nelli [C:124v] Corna del Tauro214, così dette perché, poste in forma della Y lettera, figurano la faccia del Tauro,come nell'espositione de Arato si legge. O vero, secondo Servio, da upsilonomega, che significa pluo. Anchor che Gellio dica, che si inchiamavano pria sigmaupsilonalphadeltaepsilonsigma, da sigmaupsilonsigma, cioè fosco. Unde215 dalli nostri Succule siano dette. O vero, come vuole Museo, per testimonio de Iginio, dette da Hya, madre loro, o dalla parte fraterna216.

Et sette altre, ad esso propinque, et minute, Pleiadi si chiamano, dalla multitudine dette, o vero dalla matre Pleiona, come <dice217> Iginio, et, dalli nostri, detti Vigilie, perché nascono poi la primavera, come <dice218> Festo219. Ma troppo lungo fora il mio dialogo, s'io volessi le stelle notate, particolarmente, discorrere. Vuoi tu haver notitia delli nomi, et historie di quelle? Lege Arato et Iginio nostro. Voi saper i luoghi di quelle in longitudine, et latitudine? Guarde li Numeri220 di Ptolemeo et Alfonso. Tu poi, se ti piace, construere una solida spera, nelle quali siano descripti tutti i cerchi mobili, et in quella collocare ogni stella nel suo loco, sopra il cerchio della sua latitudine, et designarvi le dette 48 figure. Et di poi, collocare la sphera tra due cerchi, delli quali, l'uno ripresenti l'horizonte et a quello sì equidistante, et l'altro il meridiano et al sito di quello collocato, di modo che li poli [C:125r] rotino in due forami nella periferia del meridiano, et siano così posti, che ali celesti poli per dritto rispondano, secondo l'altitudine del suo horizonte. In tal sito la sphera tua, secondo l'ordine del moto primo girando, ti monstrarà l'ascensioni et descensioni d'ogni stella, l'altitudini meridiane, l'archi diurni, et nocturni, quali stelle mai si colcano, quali mai nascono, quali nascono o quali si colcano, insieme.

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