1  Mark-up | 1.1  Note sulla numerazione | 1.2  Quando usare Protasis* | 2  Macro per le citazioni | 2.1  Citazioni ed autocitazioni | 2.2  Citazioni multiple | 2.3  E se si volesse citare solo un passo specifico? | 3  Output | 3.1  Output elettronico | 3.2  Output cartaceo: l'importanza dell'ambiente Protasis e Protasis*

Manuale d'uso per etichettatori, citatori e sviluppatori di software

Veronica Gavagna

Giugno 2005


La realizzazione dell'apparato delle citazioni prevede lo sviluppo di due attività, che possono essere svolte anche parallelamente:

  1. Mark-up dei file sorgente

  2. Codifica della macro \Cit

1  Mark-up

In testa ad ogni file, occorre inserire le macro \Opera e \Libro, come nell'esempio che segue

\begin{document}

\Opera{Coniche} \Libro{Primo}

Nel file sorgente dovranno essere marcati, con una opportuna etichetta, i seguenti oggetti:

  • P = Proposizione

  • L = Lemma

  • D = Definizione

  • A = Postulato/Assioma

  • C = Corollario

  • S = Scolio

  • G = Aggiunta

  • I = Prefazione

  • T = Tavole

Questi oggetti dovrebbero già essere evidenziati dall'ambiente Enunciatio (nei casi in cui non lo siano, occorre provvedere in questo senso). E' possibile (cfr. Esempi 5 e 6) che si debba talvolta introdurre un ambiente Enunciatio vuoto, al solo scopo di poter inserire l'etichetta opportuna.

L'etichetta si pone accanto a \begin{Enunciatio} e si codifica in questo modo:

[lettera-numero progressivo]

È fondamentale che ad ogni ambiente Enunciatio con ``etichetta'' segua un ambiente Protasis: il programma di costruzione dell'apparato delle fonti, infatti, dovrà proprio estrarre il contenuto dell'ambiente Protasis. Se non c'è l'ambiente Protasis1 si mette lo stesso, ma con l'asterisco (Protasis*), in modo da renderlo riconoscibile al programma di estrazione senza tuttavia produrre alcun output particolare (cfr. gli esempi in § 1.2).

Cominciamo a vedere qualche esempio di etichettatura. Nell'esempio sottostante, troviamo due definizioni seguite da due proposizioni:

Esempio 1

\begin{Enunciatio}[D1]
1
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Parallelogrammum rectangulum, sub conterminis lateribus contineri
dicitur.
\end{Protasis}

\begin{Enunciatio}[D2]
2
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Partiale autem parallelogrammum, quod circa diametrum, una cum
supplementis sumptum gnomon vocetur.
\end{Protasis}

\begin{Enunciatio}[P1]
1\Sup{a}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
\Unit Quod fit ex integra in ...
\end{Protasis}
Constat per se propositum.

\begin{Enunciatio}[P2]
2\Sup{a}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis} Rectae \VB{{*:quadratum}{A:\QDR\Sup{tum}}} ...
\end{Protasis}
Constat sicut praecedens.

Nel caso in cui si debbano marcare lemmi, corollari, scoli, aggiunte etc..., occorre anche identificare, nell'etichetta, la proposizione di riferimento, secondo la seguente sintassi:

Poiché un lemma si riferisce alla proposizione che lo segue, nell'etichetta viene indicata -- prima del lemma -- anche questa proposizione, come si vede nell'esempio:

Esempio 2

\begin{Enunciatio}[P11L1]
Lemma primum
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
{\DB} Data sit linea $ab$ numerique $c$ $d$. Oportet comperire
lineam ad quam linea $ab$ sit sicut numerus $c$ ad numerum $d$.
\end{Protasis} .......

\begin{Enunciatio}[P11L2]
Lemma Secundum
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
{\DB} Data sit linea $a$ ....
\end{Protasis} ....

\begin{Enunciatio}[P11]
11\Sup{a}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
{\DB} Sit data recta linea ....
\end{Protasis}

Gli scolii, aggiunte e corollari sono invece riferiti alla proposizione che li precede, che viene ancora una volta inclusa nell'etichetta prima del corollario (o scolio o aggiunta), come si vede da questo esempio:

Esempio 3

\par
\Unit Hinc \VV{
               {*:sequitur hoc Corollarium}
               {*:\ED{intelligendum est}:sequuntur haec Corollaria}
                     }:
\Comm{Ho integrato la numerazione dei corollari, perche' poi
vengono richiamati e senno' non si capisce nulla.pdn24.08.00.}
\par
\begin{Enunciatio}[P6C1]
 \INTE{\VB{{*:\ED{supplevimus}:1.\Sup{um}}}}
\end{Enunciatio}

\begin{Protasis}
\Unit Axis rectilinei trianguli potest dividi in tot partes
aequas, ut distantia centrorum trianguli ipsius, et figurae
scalaris triangulo inscriptae sit minor quocumque dato spacio.
\end{Protasis}

Nel caso di un gruppo di corollari (o postulati, o scolii etc...) preceduti da un generico titolo (ad es. ``Corollaria'' o ``Postulata'' etc...) l'ambiente Enunciatio che identifica il titolo non va etichettato, mentre devono essere etichettati gli oggetti in questione, dopo essere stati identificati (se già non lo sono). Nel primo esempio abbiamo un gruppo di postulati già ben evidenziati dall'autore o dall'editore, nel secondo un gruppo indistinto di corollari:

Esempio 4 - testo originale2

\begin{Enunciatio}
Postulata
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis}
1 Quibuslibet duabus eiusdem generis magnitudinibus esse duas
lineas proportionales.
\end{Protasis}

\par
\begin{Protasis}
2 Perimetrum figurae planae circumscribentis, aut includentis
planam figuram, perimetro circumscriptae, aut inclusae esse
maiorem; si tamen ad easdem partes cavae fuerint.
\end{Protasis}

E dopo l'intervento dell'etichettatore:

Esempio 4 - etichettatura

\begin{Enunciatio}
Postulata
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Enunciatio}[A1]
1
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis}
Quibuslibet duabus eiusdem generis magnitudinibus esse duas lineas
proportionales.
\end{Protasis}

\par
\begin{Enunciatio}[A2]
2
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis}
Perimetrum figurae planae circumscribentis, aut includentis planam
figuram, perimetro circumscriptae, aut inclusae esse maiorem; si
tamen ad easdem partes cavae fuerint.
\end{Protasis}

Esempio 5 - testo originale

\begin{Enunciatio}
Corollaria
\end{Enunciatio}
\par
Itaque quod fit ex aggregato semidiametrorum basium coni-coluri in
peripheriam cuius diameter est latus conicum aequale est
superficiei conicae, quod sequitur \Cit{{ex 2. et 3. corollario
secundae}}. \Folium{S:49} Adhuc et circulus, cuius semidiameter
est media proportionalis inter latus coni-coluri, et aggregatum ex
semidiametris basium, aequalis est conicae superficiei; quod
sequitur \Cit{{ex postremo corollario primae}}.

dopo l'intervento dell'etichettatore, il file sorgente si presenta così:

Esempio 5 - etichettatura3

\begin{Enunciatio}
Corollaria
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Enunciatio}[P7C1*]
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis}
Itaque quod fit ex aggregato semidiametrorum basium coni-coluri in
peripheriam cuius diameter est latus conicum aequale est
superficiei conicae, quod sequitur \Cit{{ex 2. et 3. corollario
secundae}}.
\end{Protasis}
\Folium{S:49}
\par
\begin{Enunciatio}[P7C2*]
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis}
Adhuc et circulus, cuius semidiameter est media proportionalis
inter latus coni-coluri, et aggregatum ex semidiametris basium,
aequalis est conicae superficiei; quod sequitur \Cit{{ex postremo
corollario primae}}.
\end{Protasis}

1.1  Note sulla numerazione

Le varie etichette P, L, D, A, etc... seguono una numerazione progressiva propria che deve sempre concordare con la numerazione mauroliciana, quando esiste. Dunque, per fare un esempio, la proposizione 113 dovrà sempre essere marcata con [P113] e l'assioma quinto sarà sempre etichettato con [P5].

Se il testo presenta definizioni non numerate, e l'editore non ha voluto forzare la numerazione con la macro \INTE, in tal caso l'etichetta sarà composta dall'identificativo D, seguito da una numerazione progressiva e da un asterisco. Si noti che in questo caso l'ambiente Enunciatio è vuoto.

Esempio 6

\begin{Enunciatio}[D1*]
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Parallelogrammum rectangulum, sub conterminis lateribus contineri
dicitur.
\end{Protasis}

\begin{Enunciatio}[D2*]
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Partiale autem parallelogrammum, quod circa diametrum, una cum
supplementis sumptum gnomon vocetur.
\end{Protasis}

Supponiamo poi che, per qualche misterioso motivo, l'editore abbia ritenuto di numerare la prima definizione e non la seconda. In tal caso, la seconda etichetta deve tenere conto della situazione, e la codifica sarà:

Esempio 7

\begin{Enunciatio}[D1]
\INTE{1}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Parallelogrammum rectangulum, sub conterminis lateribus contineri
dicitur.
\end{Protasis}

\begin{Enunciatio}[D1D1*]
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Partiale autem parallelogrammum, quod circa diametrum, una cum
supplementis sumptum gnomon vocetur.
\end{Protasis}

Se invece, al colmo della follia, avesse deciso di numerare la seconda e NON la prima, si avrebbe:

Esempio 8

\begin{Enunciatio}[D1*]
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Parallelogrammum rectangulum, sub conterminis lateribus contineri
dicitur.
\end{Protasis}

\begin{Enunciatio}[D1]
\INTE{1}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
Partiale autem parallelogrammum, quod circa diametrum, una cum
supplementis sumptum gnomon vocetur.
\end{Protasis}

Nel caso in cui esistano proposizioni, postulati, corollari, lemmi e aggiunte senza numerazione, l'etichetta dovrà essere composta dall'identificativo dell'ultima proposizione numerata, seguito dalla sigla dell'oggetto (P, L, D, A, etc...), un numero progressivo e un asterisco. Se l'editore non integra il numero del corollario, si mette un asterisco:


\par
\Unit Hinc \VV{
               {*:sequitur hoc Corollarium}
               {*:\ED{intelligendum est}:sequuntur haec Corollaria}
                     }:
\par

\begin{Enunciatio}[P6C1*]
 \INTE{\VB{{*:\ED{supplevimus}:1.\Sup{um}}}}
\end{Enunciatio}

\begin{Protasis}
\Unit Axis rectilinei trianguli potest dividi in tot partes
aequas, ut distantia centrorum trianguli ipsius, et figurae
scalaris triangulo inscriptae sit minor quocumque dato spacio.
\end{Protasis}

Se, per fare un altro esempio, dopo la proposizione 18 si trovano tre proposizioni non numerate e poi la proposizione 19, la codifica delle etichette sarà la seguente:

\begin{Enunciatio}[P18]
Propositio 18
\end{Enunciatio}

......
\begin{Enunciatio}[P18P1*]
Propositio
\end{Enunciatio}

...
\begin{Enunciatio}[P18P2*]
Propositio
\end{Enunciatio}

...
\begin{Enunciatio}[P18P3*]
Propositio
\end{Enunciatio}

...
\begin{Enunciatio}[P19]
Propositio 19
\end{Enunciatio}

Se alla proposizione 18 seguono una proposizione ed un corollario non numerati e, finalmente, la proposizione 19, nell'etichetta del corollario compariranno due asterischi:

\begin{Enunciatio}[P18]
Propositio 18
\end{Enunciatio}

......
\begin{Enunciatio}[P18P1*]
Propositio
\end{Enunciatio}

...
\begin{Enunciatio}[P18P1*C1*]
Corollarium
\end{Enunciatio}

...
\begin{Enunciatio}[P19]
Propositio 19
\end{Enunciatio}

1.2  Quando usare Protasis*

Vediamo qualche esempio in cui usare l'ambiente Protasis*.

Esempio 9 -- testo originale

\par
\Unit Hinc \VV{
               {*:sequitur hoc Corollarium}
               {*:\ED{intelligendum est}:sequuntur haec Corollaria}
                     }:
\par
\begin{Enunciatio}
 \INTE{\VB{{*:\ED{supplevimus}:1.\Sup{um}}}}
\end{Enunciatio}
\Unit Axis rectilinei trianguli potest dividi in tot partes
aequas, ut distantia centrorum trianguli ipsius, et figurae
scalaris triangulo inscriptae sit minor quocumque dato spacio.

In questo caso l'editore non vuole evidenziare il testo del corollario, ma il programma di estrazione delle citazioni deve sapere cosa dice il corollario 1:

Esempio 9 -- etichettatura

\par
\Unit Hinc \VV{
               {*:sequitur hoc Corollarium}
               {*:\ED{intelligendum est}:sequuntur haec Corollaria}
                     }:
\par
\begin{Enunciatio}[P6C1*]
 \INTE{\VB{{*:\ED{supplevimus}:1.\Sup{um}}}}
\end{Enunciatio}

\begin{Protasis*}
\Unit Axis rectilinei trianguli potest dividi in tot partes
aequas, ut distantia centrorum trianguli ipsius, et figurae
scalaris triangulo inscriptae sit minor quocumque dato spacio.
\end{Protasis*}

Esempio 10 -- testo originale


\begin{Enunciatio}
Scholium
\end{Enunciatio}
\par
Quod si aequilaterae, et aequiangulae figurae rectilineae duo
circuli unus circumscribatur, aliter inscribatur, et diametro
manente tam
\VB{{*:\ED{correxi}:semipolygonium}{S:semipoligonium}}, quam duo
semicirculi circumducantur, descripti quoque a
\VB{{*:\ED{correxi}:semipolygonio}{S:semipoligonio}} solidi
superficies media proportionalis est inter sphaerarum a
semicirculis descriptarum superficies. \Unit Descriptioni
praecedentis addatur circulus $THK$ circumscriptus figurae
rectilineae $THK$, et sphaera per revolutionem semicirculi $THK$
descripta. Aio iam quod solidi $THK$ superficies media
proportionalis est inter sphaerarum $ABG$, $THK$ superficies. Nam
\Cit{{per 10.}} ex recta $HD$, in peripheriam circuli $THK$ fit
dimidium superficiei sphaerae $THK$, atque, ut \Cit{{in
praemissa}}, ostensum est, ex recta $HD$ in peripheriam circuli
$ABG$ fit dimidium superficiei solidi $THK$. \Unit Quare \Cit{{per
primam sexti}} superficies sphaerae $THK$ ad superficiem solidi
......

Il testo dello scolio è troppo lungo e non avrebbe senso riportarlo per intero nell'apparato delle fonti. Il paragrafatore decide dunque di considerare significativo solo il primo periodo (eventualmente l'editore/citatore potrà intervenire e spostare i limiti dell'ambiente Protasis*):

Esempio 10 -- etichettatura


\begin{Enunciatio}[P12S1*]
Scholium
\end{Enunciatio}
\par
\begin{Protasis*} Quod si aequilaterae, et aequiangulae figurae
rectilineae duo circuli unus circumscribatur, aliter inscribatur,
et diametro manente tam
\VB{{*:\ED{correxi}:semipolygonium}{S:semipoligonium}}, quam duo
semicirculi circumducantur, descripti quoque a
\VB{{*:\ED{correxi}:semipolygonio}{S:semipoligonio}} solidi
superficies media proportionalis est inter sphaerarum a
semicirculis descriptarum superficies.
\end{Protasis*} \Unit
Descriptioni praecedentis addatur circulus $THK$ circumscriptus
figurae rectilineae $THK$, et sphaera per revolutionem semicirculi
$THK$ descripta. Aio iam quod solidi $THK$ superficies media
proportionalis est inter sphaerarum $ABG$, $THK$ superficies. Nam
\Cit{{per 10.}} ex recta $HD$, in peripheriam circuli $THK$ fit
dimidium superficiei sphaerae $THK$, atque, ut \Cit{{in
praemissa}}, ostensum est, ex recta $HD$ in peripheriam circuli
$ABG$ fit dimidium superficiei solidi $THK$. \Unit Quare \Cit{{per
primam sexti}} superficies sphaerae $THK$ ad superficiem solidi
......

2  Macro per le citazioni

La sintassi completa delle macro \Cit prevede quattro sottocampi:

  1. nel primo va inserito il testo originale della citazione. Questo campo viene sempre riempito, dato che contiene il testo originale;

  2. il secondo contiene il riferimento completo alla proposizione citata: ``sigla autore o editore/opera/libro/etichetta'' oppure ``sigla autore o editore/opera/etichetta'', come ad esempio:

        HEI/ELE/I/P5
        ARC/DIM/P1
    

    Nel primo caso si stanno citando gli Elementi di Euclide nell'edizione di Heiberg4, nel secondo il De dimensione circuli di Archimede.

  3. il terzo campo, è riservato ad eventuali commenti dell'editore che non compaiono in nota.

  4. il quarto campo, che è opzionale, può contenere qualsiasi cosa che si voglia far comparire in apparato dopo la citazione della fonte (codificata nel secondo campo).

Esempio 11

Si in triangulo sphaerali $agh$ detur angulus $a$ et arcus $gh$,
aio quod dabitur arcus $ah$, et coetera. \Unit Nam, sicut \Cit{{in
\Tit{Sphaericis} nostris demonstravimus}{MAU/SPH/II/P31}{Si tratta
della Proposizione XXXI del II libro delle Sferiche mauroliciane}}
sicut est quadratum gnomonis ad rectangulum ex umbris versis
arcuum...

Esempio 12
Quamvis ergo \Cit{{per Archimedem}{ARC/DIM/P3}} ostensum sit,
rationem periferiae ad diametrum minorem quidem esse, quam triplam
sesquiseptimam, maiorem vero quam triplam ac decem septuagesimas
primas superpartientem...

2.1  Citazioni ed autocitazioni

La distinzione fra citazione ed autocitazione assume un rilievo particolare nel caso delle opere in cui esista una redazione ``ex traditione Maurolyci'' ed un'edizione critica di riferimento (Euclide, Archimede, Apollonio etc...). Il caso più frequente -- e problematico -- nell'opera mauroliciana è quello degli Elementa di Euclide. Dopo lunghe discussioni si è deciso che, nel caso di citazioni ``esterne'' euclidee, l'edizione di riferimento da codificare nella macro \Cit debba essere quella di Heiberg. Vediamo dunque cosa succede nel seguente passo tratto dai Data ``ex traditione Maurolyci'' in cui l'autore richiama la VI.1 degli Elementa:

Esempio 13

Ut si detur ratio $ac$ ad $cb$ nec non et rectangulum $ac~cb$
dabuntur $ac$, $cb$ singulae. Nam per \Cit{{primam Sexti
\Tit{Elementorum}}{HEI/ELE/VI/P1}}, sicut rectangulum $ac~cb$ ad
quadratum $bc$ sic $ac$ ad $cb$...

Maurolico, tuttavia è anche editore degli Elementa di Euclide. Quando dunque cita proposizioni euclidee nell'ambito della propria edizione degli Elementa siamo di fronte ad autocitazioni, e l'edizione di riferimento non è più quella di Heiberg, ma la propria:

Esempio 14
\begin{Enunciatio}[P4]
4\Sup{a}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
{\DB} Sint datae tres magnitudines commensurabiles $abc$ {\DB}
Oportet ipsarum $abc$ maximam communem mensuram invenire.
\end{Protasis}
Sumatur \Cit{{per praecedentem}{MAU/ELE/X/P3}} ipsarum $ab$ duarum
maxima communis mensura, quae sit $d$.

{\DB} Itaque .... ..... \Cit{{per corollarium
praemissae}{MAU/ELE/X/P3C1*}}, metietur ipsam $d$...

Naturalmente le cose non sono sempre così semplici... Può succedere che, come negli Arithmeticorum libri duo, Maurolico citi proposizioni degli Elementa che compaiono SOLO nella sua edizione (per quanto se ne sa ora...). In tal caso, non è possibile citare l'ed.Heiberg, pur non trattandosi esplicitamente di autocitazione:
per \Cit{{\VV{{S:vigesimam octavi}{C:28\Sup{am}
octavi}}}{MAU/ELE/V/P8}{questa proposizione si trova solo nella
redazione mauroliciana!! }}, sunt plani similes

2.2  Citazioni multiple

Nel caso si abbiano citazioni multiple, nel secondo campo le etichette si separano con ``;''.

Esempio 15

\begin{Enunciatio}[P3]
3\Sup{a}
\end{Enunciatio}

\begin{Protasis}
Primum $a$ secundi $b$ et tertium $c$ quarti $d$ aeque sunto
multiplices: ipsorum autem $a$ $b$ aeque multiplicia $ef$ $gh$.
{\DB} Aio quod aeque multiplex est $ef$ ipsius $b$ et $gh$ ipsius
$c$.
\end{Protasis}
..... $mn$ ipsius $d$ aeque multiplex: ergo \Cit{{per
praemissas}{HEI/ELE/V/P2;HEI/ELE/V/P1}}, ....

2.3  E se si volesse citare solo un passo specifico?

L'editore ha l'opportunità di citare passi specifici di una dimostrazione.In questo bisogna marcare il passo interessato con una o più macro \Unit[  ].

Esempio 16

\begin{Enunciatio}[P8]
8\Sup{a}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
{\DB} Sint inaequales magnitudines $ab$ et $c$ quarum maior $ab$
et alia quantacumque $d$. {\DB} Aio quod $ab$ maiorem rationem
habet ad $d$ quam $c$ ad $d$.
\end{Protasis}
\Unit {\DB} Cum enim .....

\Unit[pippo2]... Igitur cum ipsis \VV{{A+:\POSTDEL{$fh$ $k$ aeque
multiplices sunt}:magnitudinibus}} ..... \Unit[pippo2]...
\Unit[pippo3]...

Nella proposizione successiva, Maurolico fa riferimento proprio ai passi individuati da

\Unit[pippo1]-\Unit[pippo3] e dunque la codifica deve essere:

Esempio 17

.... \Cit{{per secundam partem
praemissae}{MAU/ELE/V/P8\Unit[pippo1]-\Unit[pippo3]}}, $c$ ad
singulas $a$ $b$ rationem eandem quod est contra hypothesim.

3  Output

3.1  Output elettronico

Nel caso delle autocitazioni, la macro \Cit produce un link alla pagina dell'edizione elettronica in cui è presente l'oggetto citato. Dunque la macro
... \Cit{{per quintam huius}{MAU/DAT/II/P5}} ...

che si riferisce alla quinta proposizione del secondo libro dei Data mauroliciani, produrrà un link alla pagina

http://www.maurolico.unipi.it/edizioni/euclide/data/dat2/dat2-1.htm

Analogamente,
Sed per \Cit{{corollarium undecimae huius}{MAU/ARI/II/P11C1*}},
$h$ est quadratum ipsius $c$...

rimanderà a:

http://www.maurolico.unipi.it/edizioni/arithmet/ariduo/ari2/ari2-011.htm

Nel caso delle citazioni esterne, un particolare riguardo è stato posto alle citazioni euclidee, data la difficoltà emersa nell'individuazione delle edizioni degli Elementa utilizzate da Maurolico.

La citazione di una proposizione(o definizione, o corollario etc...) degli Elementa, per esempio,
.... \Cit{{per quintam octavi \textit{Elementorum}}{HEI/ELE/V/P8}}

rimanda ad una pagina in cui compare l'enunciato della proposizione V.8 dell'edizione Heiberg, ma anche le corrispondenti proposizioni dell'edizione degli Elementa di Zamberti, di Maurolico e di Busard (ed. critica dell'Euclide di Campano).

Nel caso
per \Cit{{\VV{{S:vigesimam octavi}{C:28\Sup{am}
octavi}}}{MAU/ELE/V/P8}}, sunt plani similes 

la pagina che si apre contiene solo la proposizione VIII.28 degli Elementa ``ex traditione Maurolyci'', dato che questa proposizione non appare in nessuna delle edizioni euclidee che sono state consultate.

3.2  Output cartaceo: l'importanza dell'ambiente Protasis e Protasis*

La marcatura del file con le etichette legate all'ambiente Enunciatio dovrebbe permettere in un futuro di produrre un apparato delle fonti cartaceo.

Quando l'editore codifica una citazione del tipo

... ut in \Cit{{prima propositione huius}{MAU/ARI/II/P1}}
ostendimus.

quello che vorrebbe far ``apparire'' non è tanto ciò che sta dentro l'ambiente Enunciatio, ma quello che sta nell'ambiente Protasis, come si vede dal file sorgente:


\begin{Enunciatio}[P1]
\VV{{S:Propositio 1\Sup{a}}{C:Propositiones Prima}}
\end{Enunciatio}
\begin{Protasis}
\Unit Quidquid de numerorum, linearum, \VV{{C:arearum}{S:\OM}} et
solidorum ductu, \VB{{C:ratione}{S:rattone}}, proportione et
symmetria, atque similitudine ratiocinamur, idem de quolibet
quantitatis genere demonstrare atque concludere possumus.
\end{Protasis}

Dunque il programma di costruzione dell'apparato dovrebbe estrarre il contenuto dell'ambiente Protasis o Protasis* che segue necessariamente un ambiente Enunciatio etichettato.

Esempio 18

Citazione:
Sed per \Cit{{corollarium undecimae huius}{MAU/ARI/II/P11C1*}},
$h$ est quadratum ipsius $c$...

Passo da estrarre:
\begin{Enunciatio}[P11C1*]
Corollarium
\end{Enunciatio}

\begin{Protasis*}
\Unit Unde manifestum est, quod ex ductu quadratorum, sive
cuborum, sive secundorum quadratorum, aut sequentium semper
producitur quadratum, sive cubus, sive quadratus secundus producti
ex multiplicatione radicum, quarum \VV{{C:sunt}{S:\OM}} quadrata,
seu cubi, seu secunda, vel sequentia quadrata.
\end{Protasis*}
\Unit Quae omnia, sicut iam demonstrata sunt, ita per arithmeticam
praxim tam in quantitatibus
\VB{{S:rationalibus}{C:rationabilibus}}, quam potentia, sive cubo
tantum \VB{{S:rationalibus}{C:rationabilibus}}, sive medialibus,
sive duorum pluriumve nominum, supputando comprobantur,
quemadmodum in \Tit{Arithmeticis quaestionibus} per exempla
tradidimus.
\par


1  Naturalmente si assume che il file sorgente sia codificato correttamente e quindi la mancanza dell'ambiente Protasis non deve essere imputabile ad una svista del trascrittore/editore! L'ambiente Protasis può mancare, ad esempio, perché il testo da marcare è troppo lungo.

2  I testi originali non dovrebbero presentarsi come in questo Esempio 4, in cui la numerazione non sta nell'ambiente Enunciatio. Tuttavia è possibile che i file più vecchi o i file non rivisti con attenzione possano presentare situazioni di questo tipo. In tal caso, oltre ad etichettare bisognerà anche codificare correttamente.

3  Sul significato dell'asterisco nell'etichetta si veda il paragrafo § 1.1

4  Per gli Elementi di Euclide, si è convenuto di adottare la sigla CAM per indicare l'edizione di Busard, RAT per l'ed. di Ratdolt, MAU per l'edizione mauroliciana e ZAM per per l'edizione di Zamberti.

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jpl2h.py citazionigiugno2005.tex : 04-07-05